domenica 25 novembre 2007

Noi come Indiana Jones



Due antiche sepolture messapiche con gli scheletri dei defunti ed i corredi funerari completi sono venute alla luce nella Villa Comunale di Oria. La presenza in zona di un’antica necropoli è nota da tempo. Ben più degno di nota è però il fatto che a fare la prestigiosa scoperta sia stato un gruppo di archeologi del tutto speciale: i ragazzi della classe V A della scuola elementare “E. De Amicis” di Oria. In realtà si è trattato di uno scavo simulato ed i reperti venuti alla luce sono delle copie perfette di vasi e ceramiche messapiche, realizzati da una ditta specializzata. Le tombe sono state allestite nottetempo, all’insaputa degli alunni, e sono state ben ricoperte, in modo che i ragazzi potessero mettere in atto tutte le tecniche di un vero archeologo. Questa straordinaria esperienza, realizzata anche grazie alla collaborazione dell'assessore Giovanni Guida, che ha messo a disposizione la Villa Comunale ed un mezzo per effettuare lo scavo, è uno dei momenti salienti del progetto didattico “Archeologia viva” . Ad idearlo sono stati gli insegnanti di classe Angelo Galiano e Assunta Carone, con la collaborazione delle colleghe Rosa Maria Spina e Annamaria Conte. L’archeologo Barsanofio Chiedi, dello studio di consulenza archeologica Damatra, è l’esperto esterno che sta guidando i ragazzi alla scoperta di questo mondo affascinante. L’obiettivo del progetto è apprendere ed applicare il metodo di ricerca scientifica e, contemporaneamente, fare la conoscenza dei Messapi, la popolazione che fra il IV ed il VI secolo a.C. ha colonizzato gran parte della Puglia lasciandoci testimonianze di una civiltà raffinata. “Archeologia viva” si è aperto con una serie di incontri con l’esperto e di ricerche sui libri, proprio come si fa nella realtà. Poi si è passati alla visita del Centro di Documentazione Messapica e si sono apprese le tecniche di scavo: dall’individuazione del sito tramite le foto aeree, alla tecniche per rimuovere i detriti senza danneggiare i reperti. Con grande entusiasmo da parte dei ragazzi, si è passati alla fase operativa e, per loro, l’emozione di riconoscere il profilo di un vaso che viene fuori dalla terra è stata davvero incontenibile. I reperti del sito sono stati attentamente catalogati e si è documentato tutto il lavoro con foto e schizzi. Ma il lavoro dell’archeologo non si conclude certo con lo scavo. I pezzi saranno ora portati a scuola per procedere alla datazione ed al restauro. Il tutto, insieme agli altri elaborati prodotti nel corso dell’anno, diverrà vera mostra, allestita nei locali del I circolo“E. De Amicis”.

Sulla carta in ufficio, in realtà lavora le sue terre


Ufficialmente era in servizio presso gli uffici comunali, in realtà, però, si dedicava ad un’altra attività lavorativa in proprio di tutt’altra specie. Si tratta di un dipendente comunale di Oria, G.G. di 43anni, in servizio presso l’ufficio del giudice di pace. L’uomo è stato denunciato dai Carabinieri e dovrà rispondere di truffa aggravata. L’altra mattina, intorno alle 9,30, ha lasciato abusivamente il posto di lavoro, senza avvertire i colleghi o i superiori e senza nessuna spiegazione. Si è recato presso un terreno di sua proprietà e si è dedicato tranquillamente alla coltivazione del campo. Peccato che una pattuglia di Carabinieri della stazione di Oria lo seguisse dalla mattina: l’uomo è stato, così, colto sul fatto. I militari, che svolgono periodicamente questo tipo di controlli a campione, erano già in possesso di alcune informazioni, la cui fonte non è stata rivelata, sulla condotta di G.G. per questo erano sulle sue tracce.

La vicenda finirà ora nelle mani del magistrato che si occuperà di raccogliere gli elementi ritenuti necessari per chiarire la posizione del dipendente comunale. Il rischio più grosso per lui è di perdere il posto di lavoro, ma molto dipenderà dalle scelte del suo difensore e dall’eventuale giustificazione che verrà data, di fonte al giudice, per motivare l’allontanamento dall’ufficio.

venerdì 23 novembre 2007

Olio d'autore


Un fine settimana dedicato alle degustazioni, alle visite guidate ed alla conoscenza del top della produzione agricola del nostro territorio: l’olio di oliva extravergine DOP Terra d’Otranto. È “Olio d’Autore”, la manifestazione dedicata all’olio novello, organizzata dall’Unaprol, Consorzio Olivicolo Italiano, nell’ambito di un progetto cofinanziato da Unione Europea e Stato italiano con obiettivo di diffondere la cultura dell’olio extravergine. Sabato 24 e domenica 25 novembre il frantoio oleario “Casa Rossa” di Oria, l’oleificio Stasi di Torre Santa Susanna e l’oleificio Taurino Donato e Rosaria di Squinzano (Le) resteranno aperti per tutta la giornata per ospitare degustazioni e visite guidate, con il frantoiano della struttura che diventa il “tour operator” di una sorta di viaggio intorno al gusto.

“Olio d’Autore” giunge all’indomani della pubblicazione del decreto ministeriale che stabilisce l’indicazione dell’origine obbligatoria in etichetta per l’olio extra vergine di oliva. < - ha dichiarato Donato Taurino, presidente di “OleoPuglia Brindisi” - il made in Italy è un valore assoluto, sia per il sistema delle imprese agricole, che per l’industria alimentare e, come tale, va difeso. Intorno a questo valore, oggi è possibile costruire un modello di sviluppo competitivo e sostenibile>>.

Per prenotare le visite e le degustazioni gratuite si possono contattare direttamente i frantoi che aderiscono all’iniziativa: “Casa Rossa” di Oria tel 347/8622051, Stasi di Torre Santa Susanna tel. 0831/740439 e Taurino di Squinzano tel. 335/8420681.

Egidio Conte: <>


Si precisa, in merito agli articoli di stampa riguardanti l'annullamento del consiglio comunale di Oria di ieri 20 novembre, che la posizione del sottoscritto, come sempre, non è personale ma, in quanto Capogruppo, a nome del Partito di Forza Italia, della cui azione, naturalmente, sono a conoscenza i responsabili politici del partito.
Preciso inoltre che l'assenza dall'aula non era solamente quella del Capogruppo di Forza Italia, ma di ben 6 consiglieri della maggioranza, se è vero come è vero che, al momento del voto erano presenti solo 9 componenti della maggioranza tra cui anche il Sindaco.
Si precisa ancora, che dopo la sospensione del consiglio per mancanza di numero legale, alla ripresa, dopo 30 minuti, così come da regolamento, non rientrava in aula l'intera maggioranza insieme al Sindaco.
Si ribadisce che tale situazione politica scaturisce dall'indifferenza del Sindaco che, sino ad oggi, non chiarisce ancora la situazione venutasi a creare all'interno della maggioranza e si regge solamente su un sostegno personale di alcuni consiglieri, ignorando e non coinvolgendo le segreterie politiche dei partiti.

Egidio Conte
www.egidioconte.blogspot.com
Capogruppo Forza Italia Oria

martedì 20 novembre 2007

La maggioranza scricchiola sulla Strada di Sant'Andrea


<> Si è conclusa con questa dichiarazione del presidente del consiglio, Gianfranco Sorrento, la seduta di ieri dell'assise comunale di Oria. La giunta di centro destra, guidata da Cosimo Ferretti, registra una battuta d’arresto forzata, pur potendo contare, almeno sulla carta, su 15 consiglieri su 21. I lavori si sono arenati sul primo argomento all’ordine del giorno: la strada di S. Andrea, cioè la bretella che collega l’abitato di Oria alla S.S. 7. Il problema non è nuovo ed ha impegnato per diversi anni gli amministratori di Oria e la Provincia di Brindisi. Si trattava di approvare una variazione del piano di fabbricazione, in modo da consentire l’allargamento della strada.

Riunitasi l’assise, con un’ora di ritardo, al primo appello il numero dei consiglieri era sufficiente per una votazione valida. Prima, però, che si procedesse, la minoranza ha abbandonato la seduta, insieme al consigliere Egidio Conte, di Forza Italia. Nei banchi del centro destra c’erano già quattro assenti: a questo punto mancava il numero legale. Il consigliere Elia Farina ha così domandato ed ottenuto una sospensione di dieci minuti, chiedendo di avere tempo per valutare il progetto. La mossa non è stata però sufficiente. Alla ripresa dei lavori, continuava a mancare il numero legale. A seguire un’altra sospensione di mezz’ora e, al nuovo appello, in aula non c’era né l’opposizione, né la maggioranza.

La strada di S. Andrea non rappresenta certo uno dei cardini del programma della maggioranza e, con molta probabilità, il progetto sarà facilmente approvato in una prossima seduta. Politicamente, però, si è trattato di un segnale forte. Da una parte si inaugura una stagione di dura opposizione della minoranza, dall’altra si conferma l’esistenza di un problema unità di vedute nella coalizione, già segnalato più e più volte dagli stessi partiti del centro destra.

giovedì 15 novembre 2007

Zona Artigianale di Oria: si completerà dopo 15 anni

Era il punto più importante all’ordine del giorno dell’ultimo consiglio comunale ed è stato uno degli argomenti più citati dell’ultima campagna elettorale ad Oria: la zona artigianale. L’area, individuata lungo viale Grand’Europa, nei pressi del Santuario dei Santi Medici, giace abbandonata da anni. E’ disertata dagli imprenditori, che non l’hanno utilizzata per stabilire i propri insediamenti produttivi ed è disertata dalle istituzioni che, dopo quindici anni dall’inaugurazione, non hanno ancora realizzato le opere di urbanizzazione: acqua, telefono, fogna. L’ultima seduta dell’assise comunale cambia però le carte in tavola. Con un voto unanime di tutte le forze politiche è passata una variazione del programma triennale delle opere pubbliche che interessa proprio la zona pip. Grazie ad un bando regionale che raccoglie dei fondi residui, i Comuni che non hanno completato le zone produttive potranno beneficiare di importanti contributi. Il piano per il completamento dell’area pip di Oria, redatto in tempi da record, vale poco meno di 2 milioni di euro, una parte dei quali sarà finanziata dallo stesso Comune. Ora il progetto sarà sottoposto alla Regione che darà il via libero definitivo e sbloccherà i fondi.

Il primo cittadino, Cosimo Ferretti, non ha nascosto la propria soddisfazione, ringraziando anche gli esponenti della minoranza che hanno appoggiato il progetto con il proprio voto. Completare la zona artigianale era un impegno che aveva assunto in prima persona e ribadito in più occasioni. <> Riconoscendo che i lavori da fare sono tanti, il sindaco ha detto, senza mezzi termini, che l’obiettivo è completare le tutte le opere in tempi brevi e, magari, andare anche oltre con la creazione di un collegamento stradale fra la zona artigianale, la SS7 e la provinciale per Torre S.S. dove a breve dovrebbe riprendere a funzionare il macello comunale.

Uno sfasciacarrozze abusivo fra Oria e Latiano


Uno sfasciacarrozze abusivo che occupava una superficie di oltre mille metri quadrati è stato sequestrato dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato nelle campagne adiacenti ad Oria. L’autodemolizione, gestita da M. L. di Latiano, era ubicata nella contrada Paradiso, una lingua di territorio al confine fra i Comuni di Oria e Latiano accessibile solo dalla ss7. Qui la pattuglia del Comando di Brindisi, durante una perlustrazione, ha rinvenuto pneumatici, cerchioni, motori, cruscotti, portiere di automobili, nonché tutta l’attrezzatura necessaria per il loro smontaggio delle macchine demolite, ossia fiamma ossidrica, chiavi inglesi e compressore. Peccato, però, che il terreno fosse privo di pavimentazione e l’impianto, che occupava 1250 metri quadrati, non aveva le minime misure di sicurezza. Inoltre, tutta l’attività economica si svolgeva in maniera abusiva, poiché non c’era nessuna della autorizzazioni necessarie. L’attività di demolizione dei veicoli, con lo smontaggio, rimozione, separazione e deposito dei componenti, è considerata potenzialmente dannosa per l’ambiente e per la salute pubblica e può essere esercitata solo previa elaborazione di apposito progetto. Questo va poi presentato alla commissione tecnica provinciale che ne valuta l’impatto sull’ambiente e detta una serie di norme tecniche per prevenire l’inquinamento.

Il gestore dell’autodemolizione è stato denunciato a piede libero e rischia, in base al severo Testo Unico Ambientale, una pena detentiva da tre mesi ad un anno, o una multa che può andare da 2.600 a 26.000 euro.

Il Vescovo Semeraro licenzia due suore, la sua ex diocesi di Oria incredula


Da spose di Cristo a serve del parroco: il vescovo di Albano «licenzia» le suore che non vogliono fare le colf. Tre suore missionarie di Santa Gemma, impegnate nei servizi della catechesi e della pastorale giovanile nella parrocchia dei Santi Pietro e Paolo di Aprilia, sono state cacciate per non aver accettato di fare da colf al parroco ed al viceparroco. La diocesi, nel cui territorio si trova il «Vaticano bis», la residenza pontificia di Castel Gandolfo, è retta dal vescovo Marcello Semeraro, 60 anni, presidente del cda di «Avvenire», originario della provincia di Lecce, sacerdote dal 1971. Ha insegnato teologia in diversi istituti e facoltà fino ad occupare la cattedra di ecclesiologia all’Università Lateranense. Dal 1998 al 2004 è stato vescovo di Oria (Brindisi) e nel 2001 Giovanni Paolo II lo ha nominato segretario speciale della decima Assemblea generale del Sinodo dei vescovi. Monsignor Semeraro aveva subordinato il rinnovo della convenzione di collaborazione (che prevedeva una retribuzione di 800 euro al mese da dividere in tre) ad una precisa condizione: le suore dovevano prestare servizio «materiale» ai due anziani sacerdoti presenti nella parrocchia. La richiesta è stata giudicata «inaccettabile» dalla superiora della casa generalizia di Lucca, e così il vescovo ha dato il benservito alle tre sorelle, nonostante i parrocchiani gli avessero chiesto, con una petizione che ha raccolto 1500 firme, di ritornare sui propri passi.

"Sia da vescovo, che da sacerdote coltivava un’attenzione particolare per le suore, soprattutto quelle di clausura.- dice don Domenico Spina ex segretario- L’ho accompagnato spesso dalle Benedettine di Lecce, dove celebrava messa, e spesso anche dalle Clarisse, dalle Benedettine e dalle Sorelle di S. Orsola nei diversi conventi della nostra Diocesi. Ci vuole una sensibilità ed un’attenzione particolare per avvicinarsi al mondo della clausura e lui l’aveva. Come pastore gli interessavano i problemi dei parroci, quanto quelli delle donne della Chiesa. Ci tiene molto alle relazioni umane ed al rispetto, al di là del suo ruolo, io stesso mi sono sentito come un figlio più che come un segretario. Non so come siano andati i fatti ad Albano, ma certo rimango stupito. Sapete quanti viaggi ho fatto verso l’Istituto S. Benedetto di Oria con ceste piene di frutta e viveri…?! Lì le suore tengono i bambini orfani; ogni regalo che le parrocchie facevano a S.E. Semeraro prendeva quella via: questo per capire il modo in cui la pensava."

"Veniva spesso da noi e dai nostri bambini"- dice la Madre Superiora della Casa di Accoglienza per Minori San Benedetto, Corrada Pittalà– e con loro era come un papà. In generale con le suore è sempre stato molto disponibile. Ora non vorrei che per un singolo presunto “sgarro” si colpisse chi fa del bene veramente e si colpisse la Chiesa in generale."

I dipendenti della Curia oritana sono sulla stessa linea e sottolineano come non sia assolutamente tipo da fare “colpi di testa”, né tantomeno ritorsioni contro delle suore.

Oggi il vescovo tornerà in Puglia; è infatti atteso in mattinata a Bari per una prolusione nel giorno dell’inaugurazione dell’anno accademico all’Università di Teologia, dove egli stesso ha insegnato.

martedì 13 novembre 2007

Ritrovato un fucile nella campagne di Oria:per cosa è stato usato?


Era stato sistemato all'interno di un anfratto del muro di un casolare abbandonato un fucile da caccia calibro 12 con matricola abrasa. A rinvenire l'arma sono stati i Carabinieri della stazione di Oria, durante un servizio di perlustrazione in contrada Santoro. Il fucile, un modello usato comunemente per la caccia, era in ottimo stato di manutenzione, ben oleato e perfettamente funzionante. Avvolto in degli stracci, era nascosto da alcuni sassi.

I militari si erano recati sul posto perché la contrada è spesso utilizzata come luogo per occultare refurtiva ingombrante, macchine agricole ed automobili soprattutto, prima della ricettazione o della richiesta del cavallo di ritorno. Il ritrovamento del fucile conferma l'utilizzo dell'area per scopi criminali. Le indagini sono ora orientate a stabilire per quali fini sia stato impiegato ed in quali circostanze.

L'arma è in partenza per Messina, dove il nucleo dei Ris cercherà di stabilire quando ha sparato l'ultima volta e magari chi lo ha maneggiato. Contemporaneamente si sta verificando il nome del proprietario del terreno e del casolare, anche se questo dato non è decisivo. La campagna è infatti in evidente stato di abbandono e priva di recinzioni, quindi, chiunque vi si può introdurre e occultare della merce che scotta.

Secondo i Carabinieri sarebbe assai improbabile un collegamento con l'omicidio di Ostuni: la mappatura delle attività criminali in possesso degli inquirenti indica che le due aree non sono collegate, l'eventuale utilizzo del fucile è da collocare quindi in un contesto locale.

martedì 29 maggio 2007

Oria: scoperta una piantagione di oppio


Erano già ben cresciute ed a breve avrebbero dato il loro prezioso frutto le 500 piante di papavero da oppio scoperte, l’altro giorno, in un campo alla periferia di Oria. A rinvenire la piantagione illegale è stato il personale della Squadra Mobile della Polizia di Brindisi. Le piante, rigogliose e ricche di germogli, avevano già superato il metro di altezza ed erano state sistemate al centro di un vasto fondo. Il terreno sembrava apparentemente incolto, invece, fra le erbacce e la sterpaglia alta, i papaveri da oppio prosperavano tranquilli senza che nessuno li avesse mai notati. Difficile quantificare quante dosi di droga si sarebbero potute ricavare se il sequestro fosse stato ritardato, ma di certo si tratta della piantagione più corposa mai rinvenuta nella provincia. <> hanno commentato ironicamente gli operatori della Questura che hanno compiuto la scoperta; il nostro clima non è infatti particolarmente indicato per questo tipo di coltivazioni, inoltre le piante da oppio richiedono molte cure ed una certa esperienza nella coltura. Sequestri di piante illegali c’erano già stati nel territorio di Oria, ma si era sempre trattato di pochi arbusti, in genere della pianta di marijuana assai più comune, ma meno pregiata per il mercato degli stupefacenti. I papaveri da oppio secernono, una volta maturati, una sostanza lattiginosa che, essiccata, è la base per la preparazione di dosi di hashish ed anche di eroina.

Al ritrovamento, che non ha richiesto l’intervento delle unità cinofile, si è giunti dopo una fitta attività investigativa sul territorio. La raccolta di informazioni, che è ancora in corso e che interessa tutta la provincia di Brindisi, ha condotto gli inquirenti prima nella città di Federico II e poi nella contrada in questione. La zona è stata attentamente perlustrata a piedi, finché non sono state rinvenute le piante. La Polizia nel periodo primaverile, apre un secondo fronte nella lotta contro lo spaccio di sostanze stupefacenti: quello della scoperta di eventuali coltivazioni clandestine che in questa stagione sono nel pieno della produzione. Sul posto è intervenuta una squadra della Polizia Scientifica che, operando con il massimo della circospezione, ha prelevato diversi campioni. Gli esami di laboratorio hanno dato la certezza sull’identità della piante ed è scattato il sequestro del terreno e l’asportazione degli arbusti.

Le indagini non sono però ancora concluse e gli investigatori mantengono il massimo riserbo, anche sul luogo preciso del ritrovamento. I papaveri da oppio sono stati tutti estirpati e l’intero fondo è stato arato in profondità, così da risultare comunque irriconoscibile e da non lasciare possibilità di riattecchimento dei papaveri. Tuttavia, secondo la Polizia, un’eventuale fuga di notizie potrebbe indurre qualcuno a recarsi sul luogo per tentare di recuperare i resti delle piante. Aspetto ancora più importante è accertare la proprietà del terreno e verificare se i coltivatori di oppio abbiano agito all’insaputa del padrone del fondo o se siano suoi complici. Bisogna poi ricostruire i diversi passaggi di mano ed i canali che, nel percorso di spaccio, le dosi avrebbero imboccato. Al momento non ci sono arresti, ma gli agenti della Squadra Mobile sono al lavoro per coronare l’operazione con l’individuazione dei responsabili.

Erchie: il nuovo primo cittadino


<>. Ad Erchie, il giorno dopo le elezioni amministrative, i commenti sono tutti per il nuovo primo cittadino, Giuseppe Margheriti. Una vittoria rotonda la sua, conquistata grazie a 3520 preferenze su 6102 votanti, ossia più del 59%. L’esito delle urne riporta a Palazzo di Città il centro- destra che già aveva governato per due mandati con la giunta di Massimo Prima.

36 anni, ragioniere, Giuseppe Margheriti è un ercolano d.o.c.. È sposato con un’avvocatessa, anche lei di Erchie, padre di due fili di sei e otto anni. In città è un volto molto noto, a prescindere dalla politica, si occupa infatti, come imprenditore, di un settore chiave dell’economia locale: la trasformazione delle olive. Nella sua storia personale c’è un evento che lo ha segnato: la morte del padre quando aveva solo 14 anni. Gli anni che sono seguiti sono stati difficili e burrascosi, ma il futuro sindaco è riuscito comunque a diplomarsi e, soprattutto, ha rimesso in piedi l’azienda agricola di famiglia e, nel tempo, l’ha decisamente ampliata. Oltre ai terreni- la ditta Margheriti è arrivata a contare ben 300 ettari di uliveti- ha costruito un primo ed un secondo frantoio oleario. Qui le olive, provenienti dall’agro di Erchie e non solo, acquistate all’ingrosso, vengono trasformate in olio, venduto a sua volta sfuso a grossi compratori.

Politicamente Margheriti nasce nel 2001, quando si candida come conigliere comunale nelle file di Forza Italia. In quell’occasione il centro- destra perde, ma Margheriti è eletto comunque con oltre 400 voti di preferenza, è il più votato in assoluto. L’anno successivo si ritorna alle urne perché nel frattempo la giunta di centro- sinistra cade. Questa volta la vittoria va alla Casa delle Libertà che insedia come primo cittadino Massimo Prima. Margheriti, sempre candidato di Forza Italia, ottiene quasi 500 voti ed è ancora il consigliere più votato. Viene designato come vice sindaco con la delega alle attività produttive. In questo periodo decide di dedicarsi con più attenzione all’amministrazione della cosa pubblica, per questo vende parte dei terreni della sua azienda, conservando però il frantoio. Saltando ai giorni nostri, la possibilità di avere Margheriti come candidato sindaco si ventilava da quasi un anno. Un accordo fra i partiti della coalizione voleva, infatti, che nel 2007 ad indicare la candidatura fosse Forza Italia e gli Azzurri hanno segnalato subito l’imprenditore, gradito anche ad A.N. e Udc.

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sabato 19 maggio 2007

Vicini al Seminario

È una serata dedicata alla raccolta fondi in favore del Seminario Diocesano “San Carlo Borromeo” di Oria quella organizzata lo scorso 18 maggio dal 73° Distretto del Serra Club. La manifestazione ha previsto la rappresentazione teatrale di un dramma in tre atti: “Carmen”. Il testo è tratto dalla novella omonima di Prosper Merimèe ed è portata in scena dall’Associazione Culturale C.R.E.A. Onlus di Erchie.

Prima del sipario ci sono stati i saluti delle autorità: il vescovo, Mons. Michele Castoro, il sindaco di Oria, Cosimo Ferretti, che ha patrocinato la manifestazione sostenendo i costi dell’affitto del teatro, il presidente del Club, Giuseppe Miccoli, ed il rettore del Seminario, Don Andrea Santoro.

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Arrestati due giovani ad Oria per tentata rapina



Sono stati arrestati su indicazione del giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Brindisi due oritani: Salvatore Zanzico, 41 anni, e Patrizio Tamburini, 25enne, quest’ultimo trasferitosi da poco a Taranto. L’ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana. Gli arrestati, già differiti in stato di libertà, dovranno rispondere di tentata rapina aggravata in concorso. I fatti risalgono a quasi un anno fa. Il 16 agosto 2006, di pomeriggio, i due, a bordo di un ciclomotore, avevano tentato di scippare a Francavilla la borsa di una ragazza. La giovane 26enne non si era però fatta sorprendere ed era riuscita a trattenere saldamente il borsello anche se era finita a terra. Ai rapinatori, visto come si stavano mettendo le cose, non era così rimasto altro da fare che dileguarsi fra le strade dell’estrema periferia della città. Dopo di che, la ragazza aveva raccontato l’accaduto ai militari, descrivendo gli abiti e la corporatura dei rapinatori, ed aveva sporto denuncia. Scattate le indagini, i Carabinieri sono riusciti con fatica a dare un volto ai due malviventi, tramite una fitta serie di riscontri fotografici. La chiave del caso è stato però il mezzo con cui avevano tentato lo scippo. Lo scooter, ritrovato chiuso con cura nelle strade di campagna dove i due si erano dileguati, risultava intestato ad un signore residente nel nord Italia, ma si trattava di un prestanome perché il ciclomotore era utilizzato stabilmente da Salvatore Zanzico. I malviventi sono ora agli arresti domiciliari.

venerdì 11 maggio 2007

Formazione e impresa nel sociale

Creare micro- imprese locali che operino nell’ambito del sociale: questo l’obiettivo del Centro di Istruzione e Formazione dei Padri Rogazionisti di Oria che, grazie al finanziamento del Fondo Sociale Europeo, della Regione Puglia ed alla collaborazione con il Comune di Brindisi, stanno organizzando tre corsi di formazione destinati a disoccupate e disoccupati della provincia. I corsi, gratuiti per i frequentanti, saranno articolati in due fasi: la prima, da 160 ore, prevede la formazione in aula, presso la sede CIFIR di Oria in via Manzoni, la seconda è invece lo stage che avverrà presso aziende o enti partner dislocati nell’intera provincia. Per entrambe le fasi la frequenza è obbligatoria e, per facilitarla, è previsto il rimborso delle spese di viaggio. Il primo dei corsi è “Cooperazione sociale: i servizi ai meno giovani”. L’obiettivo è formare persone motivate ad intraprendere attività imprenditoriali nel settore dell’economia sociale, in particolare, nella cura ed assistenza agli anziani. I posti a disposizione, come per gli altri corsi, sono 18 e per accedervi, oltre al requisito della disoccupazione, è necessario essere in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore, oppure di una laurea specialistica. La promozione di politiche e di servizi per gli adolescenti è, invece, l’argomento del secondo corso:” Pianeta adolescenti”. Anche per avere accesso a questo tipo di formazione bisogna essere in possesso di un titolo di studio di indirizzo socio- assistenziale o di una laurea nello stesso settore, triennale o specialistica. Il terzo corso ha come settore di riferimento il turismo: “Porta d’Oriente”, in questo caso si può essere ammessi o con un titolo di studio superiore di indirizzo turistico o mostrando di aver maturato un’esperienza lavorativa in questo ambito di almeno due anni.

I corsisti riceveranno un attestato di frequenza e coloro che decideranno di fondare effettivamente delle micro- imprese riceveranno assistenza nella fase iniziale, il cosiddetto start- up, con rimborso delle spese legali per la costituzione societaria.

Festa dei Santi Medici


È tutti pronto ad Oria per i festeggiamenti in onore dei Santi Medici. Proprio nel territorio cittadino, infatti, sorge il Santuario dei Santi Cosma e Damiano, la cui ricorrenza cade il prossimo 9 e 10 maggio. I pellegrini che si recano ogni giorno presso il santuario sono centinaia e provengono da ogni parte della regione. San Cosimo alla Macchia è, infatti, dopo San Giovanni Rotondo, la meta di turismo religioso più frequentata della Puglia. La tradizione vuole che i pellegrini si rechino a piedi al Santuario per chiedere la guarigione da una malattia o per rendere omaggio per la grazia già ricevuta. Infatti i gemelli Cosma e Damiano, ed i loro fratelli minori Antimo, Leonzio ed Euprepio, erano dei medici taumaturghi, noti per la loro abilità nel curare il corpo con le medicine dell’epoca, ma anche con i miracoli. Il culto di questi Santi ad Oria è antichissimo: fu introdotto dai monaci brasiliani in fuga dalle persecuzioni iconoclaste. Al tempo delle prime Crociate si diffuse il rito delle “perdonanze oritane”, che continua fino ad oggi, ossia l’usanza di recarsi al Santuario, in prossimità della festa dei Santi, confessarsi lì e chiedere perdono per i peccati offrendo come attestazione di fede il pellegrinaggio stesso.

Il programma dei festeggiamenti religiosi prevede, per mercoledì 9 maggio, una giornata interamente dedicata agli ammalati. Al mattino presso il Santuario sarà amministrato, ai tanti infermi che arriveranno, il Sacramento dell’Unzione dei Malati, mentre alle 16:00 ci sarà la processione per gli ammalati e la visita presso le loro abitazioni. Il 10 maggio, giornata dei Patroni, alle ore 11:00 vi sarà la celebrazione del Solenne Pontificale con S.E. Mons. Michele Castoro, vescovo della diocesi, ed alle 18:00 la solenne processione con le statue dei santi, accompagnati dalla Banda “Città di Oria” diretta dal maestro Giovanni Semeraro.

Ricco anche il calendario civile. Oltre all’illuminazione artistica delle strade ed alle tante bancarelle che occuperanno tutto il centro della città, vi sarà l’attesa gara di fuochi d’artificio alla mezzanotte del 10 maggio. Per gli amanti della musica mercoledì si esibirà, alle ore 20:00, in piazza Manfredi, il Gran Concerto Musicale Municipale “Città di Francavilla F.na”, diretto dal maestro Ermir Krantja; il giorno seguente sarà la volta del della Banda “Città di Noci” diretta dal maestro Gioanni Guerrieri ed in chiusura di serata la Banda Lirico- Sinfonica “regione Puglia” del maetrso direttore e concertatore Giuseppe Casarano.

sabato 5 maggio 2007

6o minuti alle... palle!


Proprio sotto le luminarie, già pronte per la grande festa patronale dei Santi Medici, campeggia ad Oria, in piazza Lorch, un cartello stradale dal significato alquanto dubbio: su fondo blu c’è una grande “P”, ad indicare che nella zona è possibile parcheggiare, fino a qui nulla di strano; il problema è, però, interpretare la scritta sottostante. Nello spazio del cartello dove avrebbe dovuto trovare posto l’indicazione dell’orario in cui è consentito far sostare i veicoli esponendo il disco orario c’è scritto :”60 minuti alle Palle”. A segnalare questo strano cartello è stato un lettore del Nuovo Quotidiano di Brindisi, il quale si chiedeva che razza di biglietto da visita poteva essere per la città un’indicazione del genere. A prima vista, in effetti, lascia abbastanza incerti gli automobilisti su che cosa richieda, soprattutto coloro che non vivono ad Oria. Il cartello si trova in una zona centralissima e certamente la più trafficata del paese, inoltre, ironia della sorte, proprio a ridosso dell’ufficio di Polizia Municipale; infrangere il codice della strada, proprio sotto il naso dei Vigili Urbani, non sembra una buona idea a nessuno, ma parcheggiare “60 minuti alle Palle” che vorrà dire?! L’equivoco nasce dall’opera di un burlone. In origine le parole dovevano essere “dalle/alle”. Questo buontempone, approfittando del fatto che non era stato ancora completato il cartello con l’indicazione dell’ora fino a quando è possibile lasciare l’auto, ha staccato la “d” dalla parola “dalle” e l’ha riattaccata capovolta davanti alla parola “alle” , un ottimo lavoro: se non ci si avvicina per bene per scoprire la burla, si legge proprio chiaramente “Palle”. Il punto è, come sottolinea il nostro lettore, che lo scherzo dura da ormai tre anni senza che nessuno si sia accorto di nulla, mentre le multe invece sono andate avanti, quelle senza scherzi. Il cartello non era stato notato neanche alla Polizia Municipale che, con il comandante Emilio Dell’Aquila, risponde:”Evidentemente ci sono parecchie persone che hanno poco da fare e pensano a fare danni! Proprio poco tempo fa era stata modificata la denominazione di una via da “via uriana” era diventata “via urinaria”…! Abbiamo già provveduto a far rimuovere il cartello ed a correggerlo. Per quanto riguarda la sorveglianza in quella zona facciamo il possibile; tenete presente che in organico ad Oria dovremmo avere 22 vigili, invece ce ne sono solo 6. Comunque ho già proposto al sindaco una revisione totale di tutta la segnaletica delle strade circa menia: via i dischi orari che non funzionano, e che abbiamo difficoltà a controllare, e avanti con le zone di parcheggio a pagamento e con degli ausiliari del traffico.”

venerdì 4 maggio 2007

Amministrative ad Erchie: faccia a faccia con i candidati



Da una parte l’esperienza e la continuità, dall’altra l’entusiasmo ed il rinnovamento: si presenta così la battaglia per la poltrona di sindaco al Comune di Erchie all’indomani delle amministrative. Solo due i candidati a sindaco che ieri mattina hanno presentato ufficialmente le liste che li sostengono. Per il Polo delle Libertà, ossia Forza Italia, Alleanza Nazionale e Udc, c’è Giuseppe Mergheriti, vice sindaco uscente e consigliere più votato nella scorsa tornata elettorale, nonché noto imprenditore agricolo e proprietario di un frantoio oleario. L’Unione, con Democratici di Sinistra, Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Margherita e Sdi, invece presenta Francesco Mancini, avvocato 27enne, alla sua prima esperienza politica, figlio dell’attuale assessore ai Trasporti ed alla Protezione Civile della Provincia di Brindisi, nonché ex sindaco di Erchie, Domenico Mancini.

“Vogliamo prospettarci agli elettori con un programma che coniuga rinnovamento e continuità- ha dichiarato il candidato del Polo, Margheriti- Di fatto, se saremo premiati dalle urne, continueremo sulla falsa riga della scorsa amministrazione dell’amico Massimo Prima. Completeremo i progetti urbanistici di sistemazione delle strade e delle piazze. Ma il primo punto del mio programma è favorire al massimo gli imprenditori locali. Essendo anche io uno di loro, conosco bene le problematiche e le difficoltà che devono affrontare ogni giorno, ma la ricchezza per il paese viene da loro. Per farlo sistemeremo la zona industriale e completeremo l’opera già iniziata con la zona artigianale. “ Sul presunto scandalo di “parentopoli”, scoppiato all’indomani dell’approvazione del piano regolatore, il candidato di centro- destra taglia corto:” Noi ormai lo abbiamo approvato e la città lo aspettava da trent’anni. È stato fatto tutto nella massima trasparenza e quello rimarrà. Comunque non è stato l’unico risultato realizzato negli scorsi cinque anni: noi abbiamo completato ad Erchie la rete idrica, la fogna ed abbiamo portato il gas di città.” Sul candidato della sinistra Margheriti dice:” Non lo conosco, ma è un ragazzo che non ha esperienza; per fare il sindaco invece ce ne vuole tanta!”

“Un candidato giovane è un’anomalia solo da noi- ribatte con forza il candidato dell’Unione, Mancini- nel centro nord, infatti, i giovani partecipano attivamente alla politica e vengono premiati: solo così si può realizzare un vero rinnovamento. Ad Erchie, invece, giovani e non si sono completamente disinnamorati della politica. Noi siamo portatori di un progetto nuovo, che chiama i professionisti e le esperienze anche della società civile a mettersi in gioco. In questi anni il nostro paese è completamente morto, è ammuffito: è tempo di realizzare una svolta perché fino ad oggi non si è fatto praticamente nulla.” A proposito delle realizzazioni della scorsa giunta dichiara:” Interventi urbanistici?! Ma avete visto in che stato versa la città…? Nella zona artigianale non sono state fatte neanche le opere minime di urbanizzazione. Solo l’assegnazione dei lotti, fatta con criteri su cui ci sarebbe da dire, sono riusciti a realizzare. Gli stessi criteri di “amicizia” con cui è stato fatto il Pug. Su questa “parentopoli” noi abbiamo interessato la magistratura e, se verremo eletti, realizzeremo un nuovo piano regolatore, improntato alla trasparenza e aperto al contributo degli esperti del settore. Quanto a fogna ed acquedotto voglio ricordare che i lavori sono iniziati con le giunte di Massimo Prima, ma tutto il lavoro era precedente.”

Recuperare i terreni confiscati alle mafie, per ridarli alla comunità locale che dovrebbe goderne i frutti: questo è un ambizioso obiettivo di Libera,


Aria di festa, nonostante il lavoro faticoso ed il gran caldo nella vigna sequestrata alla Sacra Corona Unita in contrada Santa Barbara e Valesio a Torchiarolo . Fra sabato e domenica mattina c’è stata l’attesa vendemmia, una raccolta dell’uva, però, del tutto particolare. Il campo, 30 ettari in tutto, è stato confiscato a Tonino Screti e, dopo varie vicissitudini, è stato assegnato, lo scorso maggio, al Comune di Torchiarolo. Quest’ultimo ha deciso di chiamare in causa Libera per gestire il terreno con finalità sociali, come previsto dalla legge.”. L’obiettivo è. Nel campo di Valesio, proprio a due passi dalla nota zona archeologica ed alla villa tuttora abitata da Tonino Screti, è partita una corsa contro il tempo per salvare il poco frutto rimasto sui tralci e sfuggito alle malattie e all’abbandono. Puntuale è arrivato, a giugno, un incendio doloso, che ha mandato in fumo 10 ettari, ma che non ha scoraggiato i volontari. Sono partiti degli interventi da parte di un’azienda specializzata in servizi agricoli, mentre sul fronte della sensibilizzazione Libera muoveva un gran tam tam per coinvolgere le associazioni e istituzioni. Il risultato finale di questi mesi intensi si è concentrato nei due giorni di sabato e domenica. Non sono stati solo lavoro, ma si sono trasformati una grande manifestazione per la legalità. Fra gli Enti che hanno aderito, oltre al Comune ospitante di Torchiarolo, la Regione Puglia, la Provincia di Brindisi, la Prefettura, il Comune di Mesagne e Italia Lavoro, l’agenzia ministeriale che curerà la seconda parte del progetto di valorizzazione di questo bene confiscato.

Il lavoro di vendemmia è cominciato ieri di buon mattino. I primi ad arrivare sono stati i ragazzi dei gruppi di Scout coinvolti, la “forza- lavoro” più numerosa. Oltre 40 i giovanissimi dei gruppi Agesci Mesagne1, Martine Franca 1, Casamassima 1 e Nardò 2. Fra scherzi e risate, forbici in mano, si sono cominciati a staccare i bei grappoli maturi di primitivo. Man mano che le ore passavano, il vigneto si animava di gente proveniente da tutto il Salento: Galatina, Lecce, Martano, Francavilla Fontana, Brindisi, Mesagne e naturalmente Torchiarolo. Oltre alle numerose associazioni che hanno aderito una sorpresa inaspettata: tanti cittadini privati sono arrivati alla spicciolata decisi a dedicare alcune ore della domenica mattina per dare una mano- in senso letterale!- in favore della legalità. Qualcuno aveva letto sul giornale della vendemmia, altri erano i genitori dei bambini della scuola media ed elementare di Torchiarolo che erano stati coinvolti nella manifestazione. In tutto ad alternarsi nella vendemmia sono state un centinaio di persone.

Proprio gli alunni della scuola "Valesium”, verso la metà mattinata, sono giunti armati di forbici, ma anche di tamburelli. Dopo aver tirato via qualche grappolo, hanno cominciato a suonare ed a cantare pizziche e canti di lavoro. A guidarli il gruppo folk "Le cantrici di Torchiarolo", una formazione di ex braccianti, decise a valorizzare e a far conoscere la musica della tradizione. Lo spettacolo non era però solo per i lavoratori. Fra i tralci infatti si aggirava la troupe del programma di Raduno “Linea Verde”, la quale ha realizzato un servizio che andrà in onda domenica prossima.

Il bilancio dei due giorni è stato positivo dal punto di vista del coinvolgimento della società civile e della promozione dei valori della legalità. Meno fortunato il raccolto: nel fine settimana i volontari hanno raccolto poco più di 50 quintali, nei prossimi 2 o 3 giorni interverrà una squadra di specialisti. Si stima di ricavare circa 200 quintali di uva, molto al di sotto delle potenzialità del terreno. Anche se poca, da quest’uva sarà fatto un vino igp che verrà commercializzato nei canali alternativi del Commercio equo e Solidale nel circuito delle Coop.

La due giorni si è conclusa in serata con la “Festa dell’Uva”, nella piazza centrale di Torchiarolo. Immancabile la musica popolare con il gruppo "'Mpizzica fuecu" e gli stand gastronomici dei prodotti del progetto Libera terra. Tante le autorità civili presenti fra cui il Prefetto di Brindisi, Mario Tafano, Damiano Franco, ex sindaco di Mesagne e attualmente Vicepresidente della Provincia di Brindisi e Mario Sconosciuto, primo cittadino della città dei Messapi. Proprio loro sono stati fra i primi che hanno creduto del progetto e che stanno sostenendo con forza l’esperienza dell’altro terreno confiscato alla Scu in contrada Canali, a Mesagne. Dal grano di questo campo sono state ricavate delle frise che sono state offerte ai partecipanti alla festa, anch’esse simbolo di una rinascita possibile del territorio, all’insegna della legalità.

lunedì 30 aprile 2007

"Giornate della memoria": così non vanno proprio!

L'Olocausto è a ragione considerato una delle più tragiche vicende che mai abbiano toccato l'umanità. Una considerazione che certo non viene fatta da poco tempo, eppure nell'ultimo periodo, si assiste ad una sorta di "corsa al ricordo". Si moltiplicano le fiction, i dibattiti in Tv, le iniziative pubbliche e le giornate della memoria su questo tema. Inutile dire che, come sempre, il tutto viene ben bene spettacolarizzato e banalizzato. Ma non è però questo che ci fa stralunare gli occhi, c'è dell'altro.

Nello scrivere il titolo provocatorio di questo corsivo non abbiamo paura di essere tacciati di antisemitismo. Come i nostri lettori ricorderanno, dell'immane tragedia patita dal popolo ebraico ci siamo occupati, con la toccante intervista ad Elisa Springer. L'elegante signora, da poco scomparsa, era stata testimone diretta di quella tragedia, perché internata ad Auschwitz. Dopo la roccambolesca liberazione dalla prigionia, Elisa si era rifugiata nel silenzio, decidendo di tenere per sè il dolore immenso che aveva che aveva patito, quasi a volerlo cancellare. Poi suo figlio Silvio le diede la forza di ricordare e, gli ultimi anni della sua vita, li ha trascorsi in giro per l'Italia, andando nelle scuole e fra i giovani per parlare dell'Olocausto e per "non dimenticare".

È proprio partendo dal suo insegnamento che ci permettiamo di dire che non vogliamo piú sentir parlare in questo modo della Shoa. A cosa serve conoscere la storia ed in particolare conoscere quei fatti terribili?

Se ci pensiamo bene saremo tutti d'accordo nella risposta: a non cadere piú negli errori del passato! Elisa Springer, e come lei gli altri testimoni dell'Olocausto, non smettono di ripeterlo: che il sacrificio di tanti innocenti non sia vano! Che non si ripeta mai, mai, mai più! Il senso della celebrazione del giorno della memoria dovrebbe essere questo.

Ma...c'è un "ma", ed è anche piuttosto grosso. Mentre inorridiamo- giustamente!- per la crudeltà di quegli uomini e quelle donne della Germania degli anni Trenta, ignoriamo che a due passi da noi quei fatti terribili accadono ancora. In questo istante.

Tanto per fare qualche esempio, pochi anni fa, Milosevich nella ex Jugoslavia praticava della sana pulizia etnica, con tanto di fosse comuni e campi di concentramento. L'Europa se ne è infischiata per un bel po', mentre noi Italiani ci lamentavamo pure dei profughi che, sfuggiti, approdavano sulle nostre coste come clandestini...Di guerra e mai sentito parlare? È stata soprannominata la guerra mondiale dell’Africa, per il numero di nazioni coinvolte (ben 6) e per il numero di fazioni e gruppi armati che vi prendono parte. Anche lì torture, fosse comuni e campi di concentramento, sempre mentre le altre nazioni ricche se ne fregano. Dal ’99 ad oggi sono due milioni e mezzo i morti accertati, prima di occuparcene dobbiamo arrivare 6 milioni come nella Seconda Guerra Mondiale?! Giusto per chiudere in bellezza questa piccola galleria dei genocidi contemporanei, vogliamo chiederci che combinano in Isdraele proprio gli eredi di quegli Ebrei scampati all'Olocausto? Niente di buono a dire il vero: oppressione e diritti umani allegramente calpestati ai danni dei Palestinesi.

Abbiamo proprio messo a nanna le nostre coscienze?! Una proposta ci permettiamo di farla: riempiamo di contenuti queste celebrazioni storiche, parliamo dell'odio etnico e della povertà che lo alimenta, parliamo dei diritti di tutti i popoli (anche quelli che hanno meno accesso ai media!), parliamo della tolleranza e anche di quel razzismo che ispira certi nostri giudizi. Non ci farebbe neanche male riflettere sulle responsabilità che i Paesi Occidentali hanno in questi conflitti, né sarebbe cattivo veder quanto contano molte aziende multinazionali nel fomentare (e nell’armare!) l’odio etnico. Per tornare al nostro esempio, in Congo sono le grandi case produttrici di diamanti a contendersi il Paese, ricco di giacimenti.

Quando poi spegniamo la Tv, di tutto questo parlare facciamone tesoro...con i fatti e con le nostre scelte quotidiane, le quali- credetemi- contano tantissimo!

Disokkupati! Bugie e verità, trappole e soluzioni di un fenomeno dilagante

Mai argomento è stato come questo il principe delle discussioni da bar, quanto l'oggetto degli studi più seri di economia, sociologia e ultimamente anche di psicologia; ha ispirato film di successo, come Full Monty, ed ha reso agitate le notti di tanti politici, in Italia e nel mondo. È la disoccupazione. Un fenomeno complesso, dalle mille sfaccettature, nel quale é difficile capirci qualcosa, anche perché tanti sono i luoghi comuni e le inesattezze e perché nella giostra di numeri ed indagini che ci vengono propinati, è davvero difficile orientarsi. Nulla di strano però: ai numeri si può far dire ciò che si vuole, tanto più che su un tema come la disoccupazione in Italia si decide se si vincono o si perdono le elezioni!

Bufale‘s party
Prima fra tutte le bufale è quella che vuole che la disoccupazione come un fenomeno contemporaneo, quasi una sorta di effetto collaterale della tanto abusata “globalizzazione”. In realtà, in Occidente, esiste almeno da 300 anni su larga scala, mentre, come fenomeno circoscritto alle città, è ancora più antica. Proprio la presenza di lavoratori in esubero ha consentito l’innestarsi di fenomeni importantissimi nella nostra storia, come l’inizio della Rivoluzione Industriale o la nascita ( e poi la caduta) del Fascismo e del Nazismo.

Guardare al passato però non ci consola più di tanto. Può essere più utile vedere come se la cavano i nostri cugini in Eurolandia e nel resto del mondo. La media mondiale dei disoccupati si aggira intorno al 6%, si tratta però di una stima estremamente imprecisa, alla quale affiancare la constatazione che, in molte zone del mondo, l’idea di un posto di lavoro come l’abbiamo noi è assolutamente sconosciuta. Più preciso è il dato della disoccupazione in Europa: 9%, che in valore assoluto equivale ad un esercito di 35 milioni di persone in tutta l’area.

Lo “stipendio” per chi non ha lavoro
Come in ogni buona famiglia, ci sono sempre i più virtuosi. I Paesi scandinavi infatti, Svezia, Norvegia e Danimarca, non vanno oltre il 4%. Altri invece, come la Francia, che ha un tasso di disoccupazione più consistente, cerca di venire incontro alle esigenze soprattutto degli “inoccupati”, ossia quei giovani che non hanno ancora trovato il primo lavoro. A tutti loro, infatti, lo Stato garantisce un salario minimo di poco meno di 400 euro, che si può percepire a prescindere da tutto. Basta vivere in Francia, non avere lavoro, avere meno di 27 anni ed avere un conto corrente, su cui la cifra viene versata. Questa specie di “salario di entrata” è disponibile anche per i cittadini dell’UE, tant’è che è diffusa la pratica di molti studenti Italiani o Spagnoli che scelgono di partecipare al progetto Erasmus in Francia e, durante quell’anno di studio, percepiscono regolarmente il gettito. Non è una scelta scellerata, poiché, oltre alla Francia, sono altri i Paesi che hanno scelto questa via, fra i quali l’Olanda ed i già citati Paesi scandinavi. Fare i furbi- cioè fare qualche lavoretto e prendere anche il salario sociale- non è possibile, poiché quasi nessun lavoro si fa in nero e ogni contratto di lavoro implica la sospensione, salvo poi poter beneficiare di altre soluzioni se si viene licenziati. Quest’idea di “salario d’entrata “ o “salario minimo d’ingresso” comincia a circolare anche da noi: in neo- eletto governatore della Puglia, Nichi Vendola, ha infatti intenzione di prenderlo seriamente in considerazione. Naturalmente non è tutto oro quel che luccica: se i 400 euro francesi non sono poi così lontani dallo stipendio, ad esempio, di un nostro lavoratore socialmente utile, a Parigi non bastano per affittare una stanza in un appartamento nell’estrema periferia della città!

Ricchezza = disoccupazione?

Il “salario minimo d’ingresso” è una soluzione per allentare la tensione sociale, alla cui base c’è l’idea di distribuire meglio la ricchezza, a favore di chi è più sfortunato; non c’è dubbio che i nuovi poveri siano proprio quelli che non trovano lavoro! La ricchezza media dei Paesi sviluppati cresce costantemente, non cresce però il numero dei posti disponibili. Come mai? La ragione è presto detta. Nel suo ultimo rapporto annuale, lOrganizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha mostrato come stia aumentando la “produttività” degli occupati (più del 4% solo lo scorso anno), cioè, per fare la stessa quantità di lavoro, sono necessarie sempre meno persone, perché grazie alle macchine si fa più in fretta e si fa sempre meglio. Quindi sempre più persone sono espulse dal sistema produttivo perché non c’è più necessità di loro. Tale tendenza, iniziata nell’Ottocento, sembra destinata a permanere, finché continuerà il progresso tecnologico. E c’è da scommettere che continuerà…! Prendersela con le macchine è abbastanza ingenuo. Quando il Inghilterra si diffusero le prime macchine a vapore, i lavoratori, che perdevano il posto, presero a distruggerle a bastonate – si chiamavano Luddisti- perché erano la faccia misteriosa del diavolo! Se avessero avuto ragione i Luddisti, ora saremmo fermi poco più avanti del Medioevo!

Non mancano le voci di chi sostiene che, produttività del lavoro e nuove tecnologie a parte, la disoccupazione è necessaria a sostenere il nostro sistema economico; quindi i governanti delle nazioni più ricche, d’accordo con la grandi multinazionali, sarebbero d’accordo a conservare una bella fetta di senza- lavoro. Una prospettiva piuttosto allarmante, ma che spiegherebbe come mai, a fronte di molte migliaia di persone che si impoveriscono, la ricchezza globale (quella concentrata nelle mani di pochi ) cresce comunque.

Quantità e qualità

Che ce ne sia poco ormai lo abbiamo capito, resta da vedere di che specie è quello rimasto; detto in un altro modo significa chiedersi com’è la “nuova disoccupazione” nell’era della flessibilità. Per “flessibilità” intendiamo una serie di provvedimenti legislativi che, in Italia come nel resto d’Europa, hanno rotto il tradizionale sistema del “posto fisso”, a tempo indeterminato, con garanzie forti, ma con un numero di assunzioni limitate, a favore di sistemi più snelli e con meno garanzie. L’imprenditore non è più costretto ad assumere “a vita” un lavoratore, ma può stipulare con lui una serie di contratti a seconda delle necessità. Tutto ciò ha in effetti aumentato l’offerta di lavoro, ma…ci sono state conseguenze impreviste. Secondo il “37° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese” i nuovi posti di lavoro che si creano non sarebbero di buona qualità. Infatti sono sempre meno autonomi (questo significa che il nostro mercato del lavoro non potrà contare più su questa forma di impiego come bacino di compensazione ), nascono grazie a qualche forma di sgravio contributivo ( il che rende più difficile poter godere d una pensione decente), non producono accumulazione di sapere e di competenze e soprattutto ha una durata temporale limitata. Una ricerca dell’Isae (l’Istituto di studi ed analisi economica ) mostra che- dati del giugno del 2004- circa l'11% degli occupati dell'industria è impiegata a tempo determinato, l'11% a tempo parziale. Confrontando questi dati con quelli emersi nelle inchieste del 1994 e del 1999, emerge un forte aumento dell'occupazione a tempo parziale (era il 2% in entrambe le precedenti rilevazioni) e determinato (quasi triplicata rispetto ai cinque anni precedenti, quando pari al 4%). Il part time è molto più diffuso tra le donne (16% del totale delle occupate); forme di lavoro temporaneo sono invece utilizzate in modo omogeneo per l'occupazione maschile e femminile. Insomma, lavoratori che già erano abbastanza penalizzati nel mercato del lavoro- le donne, i giovani alla prima occupazione, quelli con basso livello di specializzazione- ora sono meno tutelati e l’occupazione che viene loro offerta è precaria, o come si dice oggi “atipico”. E non si salvano le Pubbliche Amministrazioni: anche gli Enti pubblici preferiscono assumere con contratti di questo tipo, perché il risparmio per le casse dello Stato è notevole. A prima vista i datori di lavoro risparmiano. Gli atipici però sono dei consumatori un po’ particolari: evitano di consumare! Detto in maniera più scientifica significa che chi ha un lavoro precario, cerca di rimandare il più possibile acquisti importanti (la casa, l’auto, l’arredamento) e di limitare quelli effimeri (viaggi, divertimento, accessori, ecc.) per risparmiare in vista di un possibile licenziamento. In questo modo si “tesaurizza” una parte del PIL, cioè soldi che potrebbero essere spesi per rilanciare e sostenere le nostre imprese, rimangono fermi e non producono altra ricchezza.

Qui “Terronia” city

Un effetto positivo c’è: nel terzo trimestre del 2004 la disoccupazione è scesa al 7,4%, sei decimi di punto in meno rispetto alla precedente rilevazione. In base ai Istat, un tasso di disoccupazione così basso non si vedeva da circa un trentennio. Attenzione però a leggere fra le righe: anche questo dato mostra un fenomeno inquietante. Ricordate i viaggi della speranza degli anni Cinquanta dei “Terroni” verso le città del Nord Italia…? Il calo della disoccupazione è dovuto esclusivamente alla riduzione delle forze lavoro nel Mezzogiorno (-95.000) mentre al Nord (+38.000) e al Centro (+13.000) l'aggregato risulta in aumento. Il punto è che un tempo si trasferivano per lavorare in fabbrica i contadini poveri, con molte bocche da sfamare e senza istruzione, oggi sono costretti ad emigrare giovani laureati, molti dei quali accettano poi di fare qualsiasi lavoro, “sprecando” la loro laurea. Sempre secondo l'Istat i dati sarebbero influenzati da un altro fenomeno: al Sud nelle fasce dei più giovani e delle donne si è in molti caso rinunciato alla ricerca attiva di un impiego, quindi non ci si iscrive più negli uffici del lavoro.

Matto come…un disoccupato

Del mondo dei senza- lavoro si è anche occupata la psicologia e la sociologia, arrivando a risultati simili. Non avere un’occupazione, o averne una di cattiva qualità, crea delle vistose conseguenze. A livello psicologico si giungerebbe ad una specie di psicosi del lavoro, con stati ansiosi e depressivi, con la perdita di fiducia in sé. Da un punto di vista sociale, i disoccupati tendono a creare dei “ghetti”: non riescono ad instaurare amicizie con persone che hanno lavoro, quindi le loro possibilità di trovare occupazione diventano minori. Sarebbero inoltre soggetti a più malattie, più divorzi e si prestano con più facilità tanto a piccoli crimini, quanto ad appoggiare movimenti politici estremisti.

Flessibilità all’italiana

Dov’è il trucco? Non ci avevano forse detto che la flessibilità ci avrebbe aiutato?
Il problema è molto complesso ma qualche aspetto si può correggere: la flessibilità non dovrebbe riguardare principalmente i lavoratori marginali, come avviene da noi, ma piuttosto quelli qualificati e molto richiesti (i manager, i grandi consulenti), più o meno come succede per i medici e i direttori delle nostre Ausl. Le fasce deboli, inoltre, dovrebbero essere riqualificate con apposita formazione professionale ( di cui di certo non possono occuparsi solo le imprese), altrimenti sono destinate ad essere sempre soppiantate da qualche nuova tecnologia. Per chi invece si trova nella difficile condizione di non avere lavoro la parola d’ordine è “specializzarsi”, ossia acquisire delle competenze precise, saper fare qualcosa, e magari scegliere la branca giusta dopo aver osservato le aziende che ci sono sul proprio territorio. La scuola, l’Università ed anche parte della formazione professionale sfornano ancora “tuttologi” che nessuna impresa sa, o vuole, collocare.

Le nuove schiave: faccia a faccia con la prostituzione in Puglia

La schiavitù è stata abolita? Niente affatto! Esiste e si perpetua ogni giorno proprio sotto il nostro naso, non nei paesi del Terzo Mondo, ma nel ricco e civile Occidente. La moderna tratta umana si chiama “prostituzione” e a riportare alla ribalta l’argomento è stato il dibattito sull’abolizione della legge Merlin ( la legge del ‘58 che ha abrogato le case chiuse). Da allora il fenomeno non si è per nulla ridimensionato, anzi,è diventato un eccezionale business su cui hanno messo le mani i boss emergenti della nuova mafia dell’est. A renderlo così appetibile le pene relativamente contenute inflitte agli sfruttatori e gli alti guadagni ( una prostituta rende al suo sfruttatore ogni mese dai 5000 ai 7000 euro).

La Puglia, secondo le Forze dell’Ordine, soprattutto in seguito allo smantellamento del contrabbando, è diventata il punto di snodo principale a livello internazionale del traffico di ragazze destinate al marciapiede. Proprio per la sua posizione geografica, è il luogo dove arrivano le clandestine, vengono esposte nude come delle bestie al mercato e vendute in vere e proprie aste. Poi sono seviziate finché non si piegano ai loro aguzzini e intraprendono la “professione”, a questo punto vengono esportate in una grande città del nord. In questo quadro agghiacciante la malavita pugliese, e soprattutto quella salentina, ha un ruolo importante nel definire gli aspetti logistici del traffico. A riprova di ciò alcuni recenti fatti di cronaca.

Nel settembre del 2002, nell’operazione “Vie libere”, condotta dalle Questure di Bari, Brindisi e Lecce, vi furono centinaia di arresti in 12 regioni italiane; in provincia di Bari furono state arrestate 29 persone e 77 denunciate, mentre 27 extracomunitari - gran parte dei quali donne - coinvolti in fenomeni di prostituzione, furono accompagnati in Questura per l’identificazione e espulsione; le donne extracomunitarie fermate erano in maggioranza sudamericane (colombiane, ecuadoregne e brasiliane) e per il resto nigeriane.

Nell’agosto dello stesso anno commosse l’Italia la storia di una quindicenne rumena, letteramlemte ridotta in schiavitù e tenuta segregata ad Otranto. Era partita dalla Romania con la promessa di trovare un lavoro da baby sitter in Italia: ma come per tante ragazze prima di lei, l’arrivo sulla costa pugliese significò l’inizio di una vita di segregazione, violenze e prostituzione.

Ma qual è la reale entità del fenomeno? Secondo un’indagine condotta dalla Commissione Affari Sociali della Camera, le prostitute sarebbero un esercito compreso fra 50 e 70mila. Fra loro circa 25mila le immigrate e 2mila le minorenni. Il 65% lavora in strada, il 29,1% in albergo, il resto riceve in casa. Non sono però tutte donne: lo 0,8% sono travestiti ed il 5% transessuali, questi ultimi molto richiesti per delle performance di sesso estremo; mentre nell’80% dei casi il sesso a pagamento, di qualunque specie sia, non è protetto da preservativo. Il tutto per un giro d’affari che, secondo l’Eurispess, è di circa 3mila miliardi l’anno di vecchie lire.

I clienti chi sono? I clienti sono tra i nove e i dieci milioni, di cui circa 5-600 mila donne.
Gli uomini che scelgono il sesso a pagamento sono per lo piu' impiegati, professionisti, commercianti ma non mancano gli studenti; il 4% dei clienti non e' neanche maggiorenne, mentre piu' del 21% ha tra i 19 e i 25 anni, il 70% e' sposato.
Quanto alla distribuzione geografica poco piu' del 50% delle prostitute immigrate lavora al Nord, poco meno del 40% al Centro e una piccola minoranza al Sud e nelle Isole. Nella maggior parte dei casi si tratta di ragazze fatte venire in Italia con la promessa di una vita migliore. In particolare al 42,9% di esse era stato promesso un lavoro, nel 29,5% si tratta di clandestine, il 16,1% e' stato vittima di rapimento nel proprio paese, il 3,8% e' stato sequestrato in Italia ed infine, e' presente un 7,8% di donne sfruttate dai fidanzati.
Le straniere provengono principalmente dall'Europa dell'Est (48%), dall'Africa (22%) e dal Sud America (10%).

E sono proprio le straniere fare la vita peggiore. I problemi che le lucciole straniere devono affrontare sono molti, primo fra tutti, sembra incredibile, poter continuare a prostituirsi! La maggior parte di loro, per la legge italiana, praticamente non esiste perché priva del permesso di soggiorno. Se scoperte come clandestine, vengono rispedite in patria e qui trovano quelle condizioni di vita impossibili che le avevano convinte ad emigrare. C’è poi l’accoglienza della loro famiglia, non sempre tanto calda. Una ragazza che si prostituisce in Italia, infatti, assicura con le sue rimesse, la sopravvivenza ad una famiglia di 5-6 persone in un Paese del Terzo Mondo. Ma non è tutto, può capitare che siano gli stessi padri ad aver venduto una figlia ad uno sfruttatore per ottenere in cambio una cifra che si aggira sui 2500-3500 euro, dunque lo stesso padre non accetta di riprendere in casa quella figlia.

Le prostitute di colore devono fare i conti con la concorrenza. I clienti italiani preferiscono le donne bianche, la cui prestazione è pagata circa 25 euro, mentre le nere devono accontentarsi di 20. Il nemico più pericoloso è l’hiv. Si stima che in Italia la più consistente via di trasmissione sia la prostituzione appunto. Mentre secondo don Oreste Benzi dovrebbero essere i clienti a risarcire le ragazze quandole contagiano, una volta diventate sieropositive hanno difficoltà ad accedere alle cure, oltre che timore di recarsi in ospedale. Le clandestine vengono rispedite in patria ed in Nigeria, ad esempio, chi ha contratto l’Aisds viene internato nei “cronicari”, una vie di mezzo fra un carcere ed un sanatorio, dove è costretto a rimanere finché non muore. Le nigeriane sono poi intimidite dai riti voodo che le protettrici fanno ai loro danni. Per evitare il malocchio e proteggere da quest’ultimo la propria famiglia, le ragazze si sentono obbligate a vendersi. Se non c’è un motivo religioso ce n’è uno economico: le nigeriane arrivano in Italia come clandestine ed il “biglietto” d’accesso all’Europa costa circa 60-70 milioni di lire: per estinguere il loro debito con i trafficanti di clandestini devono prostituirsi.

Anche avere un pezzo di marciapiede a disposizione è un problema. I luoghi dove si “batte” sono rigorosamente parcellizzati dalla malavita locale che li affitta ad ogni prostituta a circa 1000 euro al mese. Il motivo che più spesso è alla base delle risse fra le lucciole è proprio l’occupazione “abusiva” di un marciapiede.

Un capitolo a parte è quello della prostituzione minorile. Un fenomeno meno visibile ma assai più preoccupante. In Italia le minorenni ed i minorenni, non possono prostituirsi, e le pene per chi sfrutta sessualmente i bambini sono abbastanza severe. Minori che si prostituiscono per strada non se ne vedono, si prendono strade diverse: il turismo sessuale e lo sfruttamento in casa.

Secondo l'Eurispes, il fenomeno della prostituzione minorile ha avuto, nel corso di pochi anni, un incremento del 200%, raggiungendo, in termini di ''fatturato'' i cinque miliardi di dollari l'anno.
I paesi maggiormente coinvolti sono il Brasile dove si stimano 500mila minori prostituti, il Peru' (500mila), l'India (300/500 mila), la Cina (200/500 mila) e la Tailandia (200/300 mila).

"Il fenomeno del turismo sessuale in danno di minori - spiega Patrizia Miazzo, responsabile dell'ufficio stampa di Terres des Hommes Italia - gode della più assoluta impunità. Un italiano all'estero che commette un reato di violenza o di sfruttamento sessuale di un minore non rischia niente e non è di fatto perseguibile penalmente. In questi Paesi in Via di Sviluppo (PVS), dove la corruzione è endemica e dove le leggi vigenti siano in taluni casi severissime, le autorità locali lasciano correre e al massimo, se si viene scoperti, si finisce in camera di sicurezza per qualche giorno e poi si viene rilasciati senza nessuna conseguenza."

Ma le cifre, infondo, non dicono molto delle tante storie di vita che ogni giorno si consumano per strada. E qualcuna di queste storie ha un lieto fine, come quella di M., la prostituta che ha shoccato, con il suo racconto, fatto pubblicamente in udienza dal Papa, una platea di vescovi, ambasciatori e prelati dell’Università Gregoriana; M. ora conduce una vita normale grazie a don Benzi. << Sono albanese, ho 18 anni e sono arrivata in Italia quando ne avevo tredici .Avevo perduto i genitori e un ragazzo, che credevo mi amasse, mi ha portato in Italia. Sono arrivata a Milano, con la prospettiva di trovare il benessere e una nuova vita; ero felice, al settimo cielo, e mi sentivo fortunata. Poi lui mi ha detto che doveva partire per un breve periodo e che mi affidava a un suo amico ed e' cominciato un inferno>>'. Il fidanzato l'aveva venduta a un altro albanese che la costringeva a prostituirsi in un night dell'interland: aveva 13 anni e per un rapporto con una schiava-bambina i clienti pagavano cifre molto elevate. Poi ancora un’altra vendita ed il trasferimento nelle Marche, dove veniva fatta prostituire per strada. A 16 anni, diventò proprieta' di un siciliano, rimase chiusa per quasi due anni in un appartamento di Palermo, senza mai vedere la luce del sole, legata e costretta ai rapporti piu' raccapriccianti. <<Sono stata salvata dalla polizia quando ha fatto irruzione in quella casa-prigione. Ho sofferto tanto, so cosa e' la passione di Cristo, ma ora so cosa e' la Resurrezione; ho anni terribili alle spalle, ma sono libera, posso sperare e, spero, dimenticare>>.

Tristemente simile la storia di A., albanese, aveva solo 14 anni quando fu venduta per 5 milioni di lire. Finì sulle strade di Genova dove era contesa, proprio per la sua giovane età, da clienti facoltosi di cinquanta o sessant’anni. A mettere fine all’orrore di una bambina oggetto di attenzioni morbose, furono delle altre prostitute albanesi che si decisero a chiamare la polizia. Questo il racconto di A.:<< Quando sono arrivata da Bari a Genova mi hanno portato in un appartamento dove sono rimasta rinchiusa tre mesi in attesa dei documenti. Fino all'arrivo del passaporto pensavo di essere in Italia per fare la cameriera. Ma poi Mariglen-il suo compagno- mi ha detto che avrei fatto la prostituta per lui>>. A. si ritrovò a Brescia, per “imparare il mestiere”. La sua docente era una maitresse che la faceva assistere a tutti i suoi rapporti con i clienti. Poi il ritorno a Genova dove cominciò ad essere venduta. Un’esistenza troppo dura per una bambina, e lei decide di ribellarsi: disse al suo fidanzato di voler smettere, di essere esausta. <<Lui- racconta A.- mi ha chiuso in uno sgabuzzino dove mi ha fatto inginocchiare e mi ha urinato in bocca. Mi ha poi intimato di berla, una e due volte, altrimenti mi avrebbe ammazzato. In questo modo mi voleva sottomettere per sempre alla sua volontà, come una schiava.>>

Sembra lo stesso il racconto di L., anche lei straniera, anche lei tradita da un uomo, anche lei liberata dalle Forze dell’Ordine che la arrestano; la sua storia è stata raccolta da due detenute sue compagne. << A 13 anni, al mio paese, ho conosciuto un ragazzo, un uomo . Ha 10 anni più di me, ed era bello, ricco e forte. Io pensavo di essere stata baciata dalla fortuna solo per averlo conosciuto, e dopo che lui si era dichiarato innamorato, mi sentivo non una principessa, ma una regina. Vivevo per lui, nella mia mente c'era solo lui. Solo ora, a distanza di tempo, il ricordo di quei momenti mi fa paura. A 14 anni mi sono sposata e sono andata a vivere a casa sua. E il sogno continuava. Ma ben presto, dopo pochi mesi, lui mi ha proposto di venire in Italia per fare un giro. Una notte partiamo, io, lui, un suo amico e la moglie del suo amico, saliamo su un gommone con molte altre persone a bordo. Arrivata in Italia scopro che lui aveva già preso una casa in affitto per noi quattro. Dopo qualche giorno ho notato qualcosa di strano nel suo comportamento con me, e ho cominciato a parlare di questo con la moglie del suo amico. Ed è stato allora che lei mi ha spiegato brutalmente che se io ero in Italia era solo per lavorare come prostituta, e che lei mi doveva insegnare il mestiere. Dopo due o tre mesi, lei ha iniziato a darmi queste “lezioni”. Vivevo un incubo e speravo sempre: domani sarà diverso. Ma una sera quella donna mi disse che dovevo cominciare a lavorare. ERO TERRORIZZATA. Mio marito, senza parlare, ci ha accompagnate in auto sul posto. Siamo scese, lui è andato via e io ho cominciato. Ricordo ancora i primi clienti che si fermavano, mi guardavano, vedevano che ero bambina e nonostante le insistenze dell'amica di mio marito andavano via, dicendo che in Italia si va in galera per questo. Poi è arrivato il primo che ha accettato. Così è iniziato il mio calvario. Dopo una settimana mi hanno lasciata da sola in strada. Lui mi accompagnava, mi lasciava, continuava a girare sempre attorno, poi mi riaccompagnava a casa e mi chiedeva i soldi, che erano, di solito, circa un milione di lire. Poi cominciò a pretendere sempre più soldi e se si accorgeva che un cliente veniva da me per più di due o tre volte, mi picchiava. è successo anche che mi ha spezzato un dito e sono andata in ospedale. Non potevo chiedere aiuto alla mia famiglia perché lui mi minacciava, ho tentato di scappare ma lui mi ha ripreso e dopo è stato peggio. Sembra assurdo dire una cosa del genere, ma il mio arresto è stato anche l'inizio della liberazione da questo inferno!>>

Ed è proprio la “liberazione” di queste nuove schiave ciò che appare un obiettivo imprescindibile per tutta la società civile. Della prostituzione, quasi poetica, cantata in alcune canzoni o raccontata nei romanzi, oggi, non vi è traccia. Come mostrano i dati e, come confermano le storie, vendere il proprio corpo non è quasi mai una scelta, e dietro a questo fenomeno c’è una realtà tristissima di sfruttamento e di violenze, ma anche un colossale business per criminali senza scrupoli, ed anche tanta umanità. Forse dovrebbero tenerlo a mente i dieci milioni di italiani che, essendo “clienti”, alimentano questo traffico. Forse potremmo tenerlo a mente tutti noi.

venerdì 27 aprile 2007

Oria: tasse e bugie

E’ stato approvato in giunta il bilancio del Comune di Oria e, nonostante, il documento non sia ancora passato in consiglio comunale, dove sarà esaminato ufficialmente il prossimo 30 aprile, le forze politiche sono già in fermento. Argomento caldo di discussione è il ritocco fatto all’aliquota dell’addizionale Irpef, che passerà dall’attuale 0,4 allo 0,6. Per l’opposizione, è una misura vergognosa ed ingiustificata, per la maggioranza un onere modesto e necessario per realizzare una serie di interventi procrastinati per troppo tempo. In particolare i Ds, in una dura nota, hanno denunciato il progetto dell’aumento del 50% dell’imposta, che creerà danni soprattutto delle famiglie più numerose. Soprattutto non va giù ai Democratici di Sinistra che si sia giustificato l’aumento delle tasse con non meglio precisati tagli ai Comuni previsti in finanziaria o ancora con vecchi debiti contratti dall’ultima amministrazione di centro- sinistra, guidata da Sergio Ardito. <> E ancora <<“Riduzione dell’aliquota Ici sulla prima casa”: ebbene a 10 mesi da quella promessa elettorale fatta alle famiglie, non solo l’Ici non è stata abbassata, ma viene addirittura aumentata un’altra imposta. >> L’opposizione vuole, inoltre, vederci chiaro sul come verrà impiegato il nuovo gettito e propone, qualora lo si volesse utilizzare per realizzare delle opere pubbliche, una “tassa di scopo”, ossia un prelievo effettuato per una determinata opera.

< è già poco adatta a rendere la misura delle cose. I Comuni possono andare dallo 0,4 allo 0,8; noi eravamo fermi all’estremo più basso, ora siamo passati nel mezzo del range. Per farci un’idea dei numeri, una famiglia che percepisce 1000 euro al mese dovrà pagare 13 euro all’anno in più. Le fasce più deboli non saranno toccate: né i disoccupati, né coloro che vivono con pensioni sociali o al minimo, né gli invalidi.>> Il sindaco si spinge, inoltre, a indicare gli interventi che saranno finanziati con l’aumento dell’Irpef:<<>> Ma il piatto forte sarà il rafforzamento dell’apparato amministrativo: a breve saranno banditi una serie di concorsi pubblici, per primo quello per agenti di polizia municipale.

Erchie (BR): tutti pronti alle elezioni amministrative

Le liste verranno consegnate stamani in comune, ma, salvo colpi di scena dell’ultimo minuto che le stesse forze politiche comunque escludono, i candidati alla poltrona di primo cittadino di Erchie saranno solo due: Giuseppe Margheriti e Francesco Mancini. Sarà una sorta di esperimento di bipolarismo perfetto poiché il primo è sostenuto da tutti partiti della Casa delle Libertà, ossia Forza Italia, Alleanza Nazionale e Udc; il secondo avrà dalla sua l’Unione al completo: i Democratici di Sinistra, la Margherita, Rifondazione Comunista, l’Italia dei Valori ed i socialisti dello Sdi.

Si decide tutto in un turno poiché la città conta solo 8700 abitanti: chi prende più voti governa, senza ballottaggio. Oltre al primo cittadino verranno assegnate 15 poltrone di consigliere comunale. I due schieramenti si fronteggiano con strategie elettorali opposte. La maggioranza uscente di centro- destra punta sulla continuità, presentando come candidato il vicesindaco che, nell’ultima tornata elettorale, è stato anche il consigliere più votato. L’attuale primo cittadino, Massimo Prima, ha deciso di farsi da parte dopo due mandati consecutivi; tecnicamente, essendoci stata un’interruzione nell’amministrazione, poteva essere candidabile, ma una valutazione politica della coalizione ha decretato che si cambiasse il premier, senza però disperdere nulla del lavoro fatto. È invece una candidatura “di rottura” quella dell’Unione. Mancini infatti è il più giovane aspirante sindaco della provincia e probabilmente anche d’Italia nelle amministrative del prossimo 13 e 14 maggio. L’avvocato 27enne è alla sua prima esperienza politica, ma la coalizione punta molto su di lui. Ha respirato in casa “aria amministrativa” essendo figlio di Domenico Mancini, assessore provinciale ai Trasporti ed alla Protezione Civile, e rappresenterebbe la fortissima espirazione al rinnovamento della classe politica di cui sono portatori i giovani di Erchie, ma non solo.

Fra oggi e domani sono previsti i comizi di presentazione delle diverse liste, ma i temi “caldi” della campagna elettorale sono già argomento di dibattito da tempo: lo sviluppo della città, i rapporti con i paesi limitrofi e il piano regolatore, approvato proprio alla fine del mandato di giunta fra mille polemiche a causa di presunti conflitti di interesse che avrebbero toccato tutti i componenti della giunta.