giovedì 8 gennaio 2009

RAPINA: LETTERA APERTA DELLA MADRE DELL'IMPRENDITORE

LETTERA APERTA

Sono la madre del gioielliere di cui si parla nel blog del quale vi allego collegamento, sperando che possa essere letto prima che sia archiviato.

Ho deciso di scrivere questa lettera incoraggiata dalla forza di questo articolo che senza false reticenze presenta quella che è ormai la nostra realtà.

Mio figlio ha fatto veramente tanti sacrifici per crearsi questa attività, e noi ne abbiamo fatti insieme a lui, arrivando perfino ad ipotecare la nostra casa perché noi non siamo ricchi e devo ringraziare il mio lavoro (sono una maestra della scuola primaria) se siamo riusciti ad ottenere i vari prestiti che sono stati necessari:
prima per avviare la gioielleria,
poi per pagare il danno provocato da gente con pochi scrupoli che, data la giovane età e l’inesperienza del ragazzo, (aveva solo vent’anni quando si buttò in questo lavoro) gli aveva fatto firmare contratti capestro la cui risoluzione ha risucchiato le nostre risorse per due anni,
ancora per far fronte ai vari alti e bassi che fanno parte di ogni attività commerciale onesta,
infine per uscire a testa alta dalle rapine che si sono succedute nel corso degli anni, lasciando tracce indelebili nel carattere di mio figlio e tracce altrettanto indelebili presso le banche cui siamo stati costretti a chiedere prestiti, mutui e quant’altro possibile per riuscire a pagare i fornitori e mantenere alto il buon nome della gioielleria.
Sono otto anni che mio figlio lavora sodo e lotta con le avversità (e non è il tipo di ragazzo che aspetta la manna dal cielo), investendo in pubblicità, offrendo sempre il meglio e nel miglior modo possibile, servendo i suoi clienti con disponibilità, meticolosità e professionalità direi quasi maniacale.
Tutto questo perché egli è innamorato del suo lavoro, lo ha fortemente voluto, anche contro la nostra iniziale contrarietà, lo svolge con una passione che neppure i rischi corsi durante le rapine sono riusciti a spegnere. Per lui il suo lavoro non è solo attività commerciale, ma è cultura, è conoscenza profonda di ogni prezioso che egli sceglie di acquistare, di ogni pietra, di ogni orologio, di ogni gioiello che propone ai suoi clienti, e di cui sempre è in grado di garantirne la qualità.

Questo non è l’elogio di una madre che vuole innalzare il proprio figlio, è piuttosto il grido di amarezza di una madre che ha visto il proprio figlio dedicarsi tanto al proprio lavoro, e lo ha sempre incoraggiato a non lasciarsi mai prendere dalla sete di guadagno, ad essere onesto, a non scendere mai a compromessi con la propria coscienza, a credere nella giustizia….. ma ora è costretta a chiedersi: - Quale giustizia? Sicuramente solo quella divina che, finora, pur fra tanti mali, li ha traghettati indenni fuori da tanti pericoli e al di sopra di tanti ostacoli di varia natura.
Ma la giustizia umana che fine ha fatto?
Ora non ci sono più margini entro cui rimanere, non ci sono più possibilità di rialzarsi da questo ultimo colpo perché lo hanno ripulito per bene e se riuscirà ad andare ancora avanti sarà solo per ritrovata caparbietà, perché dopo il primo sconforto, pensando anche ai suoi dipendenti, pensando ai fornitori che in qualche modo deve saldare, forse deciderà di piegarsi un po’ di più sotto il peso di tanta responsabilità, ma di provare ancora a fare qualche passo, anche per non deludere quelle persone che credono in lui, nella sua onestà e che nei limiti del possibile tenteranno di dargli una mano.
Io non so ancora, perché ancora non lo sa neanche lui, come andrà a finire, ma sono stanca, siamo tutti stanchi di subire, subire sempre e in silenzio, per dignità, per orgoglio, forse anche per paura dei giudizi facili e troppo affrettati di chi non vive certe situazioni.
Siamo stanchi e sfiduciati, e non ci sembra possibile che gli organi competenti, che le forze dell’ordine, e chiunque abbia queste responsabilità non possa fare nulla; non ci sembra possibile che neppure una volta sia stato preso un responsabile o sia stato ritrovato un gioiello di quelli rubati.
Ma cosa si deve fare per riuscire a lavorare qui? Passare dall’altra parte e chiedere la protezione di chi sta fuori dalla legge? Organizzarsi per farsi giustizia da soli? Mettere una “taglia” sui rapinatori, o una ricompensa sulla refurtiva ritrovata?
Qualcuno vuole provare a darci delle risposte sensate? A dirci come uscire da questo tunnel che non finisce mai?
Qualcuna delle persone che in TV blaterano di voler aiutare i piccoli imprenditori, ecc.,ecc., vuole dirci cosa fare, a chi rivolgersi per ottenere un aiuto immediato, un finanziamento a costo zero o un risarcimento che permetta a questo ragazzo e ai tanti “senza voce” come lui di mantenere la propria attività?
Ho letto di aiuti e agevolazioni per liberare i commercianti vittime del racket delle estorsioni e dell’usura… e per quelli che subiscono tante rapine, e di tale entità, quali aiuti ci sono? Devono per forza finire prima in mano agli usurai per aver diritto ad un aiuto?
Lo sportello antiracket presso la Prefettura, può occuparsi anche di un caso come questo?
Mio figlio non chiede altro che la possibilità di ottenere subito liquidità a costo agevolato che gli permetta di riprendere a lavorare, ma a chi rivolgersi?