lunedì 30 aprile 2007

Le nuove schiave: faccia a faccia con la prostituzione in Puglia

La schiavitù è stata abolita? Niente affatto! Esiste e si perpetua ogni giorno proprio sotto il nostro naso, non nei paesi del Terzo Mondo, ma nel ricco e civile Occidente. La moderna tratta umana si chiama “prostituzione” e a riportare alla ribalta l’argomento è stato il dibattito sull’abolizione della legge Merlin ( la legge del ‘58 che ha abrogato le case chiuse). Da allora il fenomeno non si è per nulla ridimensionato, anzi,è diventato un eccezionale business su cui hanno messo le mani i boss emergenti della nuova mafia dell’est. A renderlo così appetibile le pene relativamente contenute inflitte agli sfruttatori e gli alti guadagni ( una prostituta rende al suo sfruttatore ogni mese dai 5000 ai 7000 euro).

La Puglia, secondo le Forze dell’Ordine, soprattutto in seguito allo smantellamento del contrabbando, è diventata il punto di snodo principale a livello internazionale del traffico di ragazze destinate al marciapiede. Proprio per la sua posizione geografica, è il luogo dove arrivano le clandestine, vengono esposte nude come delle bestie al mercato e vendute in vere e proprie aste. Poi sono seviziate finché non si piegano ai loro aguzzini e intraprendono la “professione”, a questo punto vengono esportate in una grande città del nord. In questo quadro agghiacciante la malavita pugliese, e soprattutto quella salentina, ha un ruolo importante nel definire gli aspetti logistici del traffico. A riprova di ciò alcuni recenti fatti di cronaca.

Nel settembre del 2002, nell’operazione “Vie libere”, condotta dalle Questure di Bari, Brindisi e Lecce, vi furono centinaia di arresti in 12 regioni italiane; in provincia di Bari furono state arrestate 29 persone e 77 denunciate, mentre 27 extracomunitari - gran parte dei quali donne - coinvolti in fenomeni di prostituzione, furono accompagnati in Questura per l’identificazione e espulsione; le donne extracomunitarie fermate erano in maggioranza sudamericane (colombiane, ecuadoregne e brasiliane) e per il resto nigeriane.

Nell’agosto dello stesso anno commosse l’Italia la storia di una quindicenne rumena, letteramlemte ridotta in schiavitù e tenuta segregata ad Otranto. Era partita dalla Romania con la promessa di trovare un lavoro da baby sitter in Italia: ma come per tante ragazze prima di lei, l’arrivo sulla costa pugliese significò l’inizio di una vita di segregazione, violenze e prostituzione.

Ma qual è la reale entità del fenomeno? Secondo un’indagine condotta dalla Commissione Affari Sociali della Camera, le prostitute sarebbero un esercito compreso fra 50 e 70mila. Fra loro circa 25mila le immigrate e 2mila le minorenni. Il 65% lavora in strada, il 29,1% in albergo, il resto riceve in casa. Non sono però tutte donne: lo 0,8% sono travestiti ed il 5% transessuali, questi ultimi molto richiesti per delle performance di sesso estremo; mentre nell’80% dei casi il sesso a pagamento, di qualunque specie sia, non è protetto da preservativo. Il tutto per un giro d’affari che, secondo l’Eurispess, è di circa 3mila miliardi l’anno di vecchie lire.

I clienti chi sono? I clienti sono tra i nove e i dieci milioni, di cui circa 5-600 mila donne.
Gli uomini che scelgono il sesso a pagamento sono per lo piu' impiegati, professionisti, commercianti ma non mancano gli studenti; il 4% dei clienti non e' neanche maggiorenne, mentre piu' del 21% ha tra i 19 e i 25 anni, il 70% e' sposato.
Quanto alla distribuzione geografica poco piu' del 50% delle prostitute immigrate lavora al Nord, poco meno del 40% al Centro e una piccola minoranza al Sud e nelle Isole. Nella maggior parte dei casi si tratta di ragazze fatte venire in Italia con la promessa di una vita migliore. In particolare al 42,9% di esse era stato promesso un lavoro, nel 29,5% si tratta di clandestine, il 16,1% e' stato vittima di rapimento nel proprio paese, il 3,8% e' stato sequestrato in Italia ed infine, e' presente un 7,8% di donne sfruttate dai fidanzati.
Le straniere provengono principalmente dall'Europa dell'Est (48%), dall'Africa (22%) e dal Sud America (10%).

E sono proprio le straniere fare la vita peggiore. I problemi che le lucciole straniere devono affrontare sono molti, primo fra tutti, sembra incredibile, poter continuare a prostituirsi! La maggior parte di loro, per la legge italiana, praticamente non esiste perché priva del permesso di soggiorno. Se scoperte come clandestine, vengono rispedite in patria e qui trovano quelle condizioni di vita impossibili che le avevano convinte ad emigrare. C’è poi l’accoglienza della loro famiglia, non sempre tanto calda. Una ragazza che si prostituisce in Italia, infatti, assicura con le sue rimesse, la sopravvivenza ad una famiglia di 5-6 persone in un Paese del Terzo Mondo. Ma non è tutto, può capitare che siano gli stessi padri ad aver venduto una figlia ad uno sfruttatore per ottenere in cambio una cifra che si aggira sui 2500-3500 euro, dunque lo stesso padre non accetta di riprendere in casa quella figlia.

Le prostitute di colore devono fare i conti con la concorrenza. I clienti italiani preferiscono le donne bianche, la cui prestazione è pagata circa 25 euro, mentre le nere devono accontentarsi di 20. Il nemico più pericoloso è l’hiv. Si stima che in Italia la più consistente via di trasmissione sia la prostituzione appunto. Mentre secondo don Oreste Benzi dovrebbero essere i clienti a risarcire le ragazze quandole contagiano, una volta diventate sieropositive hanno difficoltà ad accedere alle cure, oltre che timore di recarsi in ospedale. Le clandestine vengono rispedite in patria ed in Nigeria, ad esempio, chi ha contratto l’Aisds viene internato nei “cronicari”, una vie di mezzo fra un carcere ed un sanatorio, dove è costretto a rimanere finché non muore. Le nigeriane sono poi intimidite dai riti voodo che le protettrici fanno ai loro danni. Per evitare il malocchio e proteggere da quest’ultimo la propria famiglia, le ragazze si sentono obbligate a vendersi. Se non c’è un motivo religioso ce n’è uno economico: le nigeriane arrivano in Italia come clandestine ed il “biglietto” d’accesso all’Europa costa circa 60-70 milioni di lire: per estinguere il loro debito con i trafficanti di clandestini devono prostituirsi.

Anche avere un pezzo di marciapiede a disposizione è un problema. I luoghi dove si “batte” sono rigorosamente parcellizzati dalla malavita locale che li affitta ad ogni prostituta a circa 1000 euro al mese. Il motivo che più spesso è alla base delle risse fra le lucciole è proprio l’occupazione “abusiva” di un marciapiede.

Un capitolo a parte è quello della prostituzione minorile. Un fenomeno meno visibile ma assai più preoccupante. In Italia le minorenni ed i minorenni, non possono prostituirsi, e le pene per chi sfrutta sessualmente i bambini sono abbastanza severe. Minori che si prostituiscono per strada non se ne vedono, si prendono strade diverse: il turismo sessuale e lo sfruttamento in casa.

Secondo l'Eurispes, il fenomeno della prostituzione minorile ha avuto, nel corso di pochi anni, un incremento del 200%, raggiungendo, in termini di ''fatturato'' i cinque miliardi di dollari l'anno.
I paesi maggiormente coinvolti sono il Brasile dove si stimano 500mila minori prostituti, il Peru' (500mila), l'India (300/500 mila), la Cina (200/500 mila) e la Tailandia (200/300 mila).

"Il fenomeno del turismo sessuale in danno di minori - spiega Patrizia Miazzo, responsabile dell'ufficio stampa di Terres des Hommes Italia - gode della più assoluta impunità. Un italiano all'estero che commette un reato di violenza o di sfruttamento sessuale di un minore non rischia niente e non è di fatto perseguibile penalmente. In questi Paesi in Via di Sviluppo (PVS), dove la corruzione è endemica e dove le leggi vigenti siano in taluni casi severissime, le autorità locali lasciano correre e al massimo, se si viene scoperti, si finisce in camera di sicurezza per qualche giorno e poi si viene rilasciati senza nessuna conseguenza."

Ma le cifre, infondo, non dicono molto delle tante storie di vita che ogni giorno si consumano per strada. E qualcuna di queste storie ha un lieto fine, come quella di M., la prostituta che ha shoccato, con il suo racconto, fatto pubblicamente in udienza dal Papa, una platea di vescovi, ambasciatori e prelati dell’Università Gregoriana; M. ora conduce una vita normale grazie a don Benzi. << Sono albanese, ho 18 anni e sono arrivata in Italia quando ne avevo tredici .Avevo perduto i genitori e un ragazzo, che credevo mi amasse, mi ha portato in Italia. Sono arrivata a Milano, con la prospettiva di trovare il benessere e una nuova vita; ero felice, al settimo cielo, e mi sentivo fortunata. Poi lui mi ha detto che doveva partire per un breve periodo e che mi affidava a un suo amico ed e' cominciato un inferno>>'. Il fidanzato l'aveva venduta a un altro albanese che la costringeva a prostituirsi in un night dell'interland: aveva 13 anni e per un rapporto con una schiava-bambina i clienti pagavano cifre molto elevate. Poi ancora un’altra vendita ed il trasferimento nelle Marche, dove veniva fatta prostituire per strada. A 16 anni, diventò proprieta' di un siciliano, rimase chiusa per quasi due anni in un appartamento di Palermo, senza mai vedere la luce del sole, legata e costretta ai rapporti piu' raccapriccianti. <<Sono stata salvata dalla polizia quando ha fatto irruzione in quella casa-prigione. Ho sofferto tanto, so cosa e' la passione di Cristo, ma ora so cosa e' la Resurrezione; ho anni terribili alle spalle, ma sono libera, posso sperare e, spero, dimenticare>>.

Tristemente simile la storia di A., albanese, aveva solo 14 anni quando fu venduta per 5 milioni di lire. Finì sulle strade di Genova dove era contesa, proprio per la sua giovane età, da clienti facoltosi di cinquanta o sessant’anni. A mettere fine all’orrore di una bambina oggetto di attenzioni morbose, furono delle altre prostitute albanesi che si decisero a chiamare la polizia. Questo il racconto di A.:<< Quando sono arrivata da Bari a Genova mi hanno portato in un appartamento dove sono rimasta rinchiusa tre mesi in attesa dei documenti. Fino all'arrivo del passaporto pensavo di essere in Italia per fare la cameriera. Ma poi Mariglen-il suo compagno- mi ha detto che avrei fatto la prostituta per lui>>. A. si ritrovò a Brescia, per “imparare il mestiere”. La sua docente era una maitresse che la faceva assistere a tutti i suoi rapporti con i clienti. Poi il ritorno a Genova dove cominciò ad essere venduta. Un’esistenza troppo dura per una bambina, e lei decide di ribellarsi: disse al suo fidanzato di voler smettere, di essere esausta. <<Lui- racconta A.- mi ha chiuso in uno sgabuzzino dove mi ha fatto inginocchiare e mi ha urinato in bocca. Mi ha poi intimato di berla, una e due volte, altrimenti mi avrebbe ammazzato. In questo modo mi voleva sottomettere per sempre alla sua volontà, come una schiava.>>

Sembra lo stesso il racconto di L., anche lei straniera, anche lei tradita da un uomo, anche lei liberata dalle Forze dell’Ordine che la arrestano; la sua storia è stata raccolta da due detenute sue compagne. << A 13 anni, al mio paese, ho conosciuto un ragazzo, un uomo . Ha 10 anni più di me, ed era bello, ricco e forte. Io pensavo di essere stata baciata dalla fortuna solo per averlo conosciuto, e dopo che lui si era dichiarato innamorato, mi sentivo non una principessa, ma una regina. Vivevo per lui, nella mia mente c'era solo lui. Solo ora, a distanza di tempo, il ricordo di quei momenti mi fa paura. A 14 anni mi sono sposata e sono andata a vivere a casa sua. E il sogno continuava. Ma ben presto, dopo pochi mesi, lui mi ha proposto di venire in Italia per fare un giro. Una notte partiamo, io, lui, un suo amico e la moglie del suo amico, saliamo su un gommone con molte altre persone a bordo. Arrivata in Italia scopro che lui aveva già preso una casa in affitto per noi quattro. Dopo qualche giorno ho notato qualcosa di strano nel suo comportamento con me, e ho cominciato a parlare di questo con la moglie del suo amico. Ed è stato allora che lei mi ha spiegato brutalmente che se io ero in Italia era solo per lavorare come prostituta, e che lei mi doveva insegnare il mestiere. Dopo due o tre mesi, lei ha iniziato a darmi queste “lezioni”. Vivevo un incubo e speravo sempre: domani sarà diverso. Ma una sera quella donna mi disse che dovevo cominciare a lavorare. ERO TERRORIZZATA. Mio marito, senza parlare, ci ha accompagnate in auto sul posto. Siamo scese, lui è andato via e io ho cominciato. Ricordo ancora i primi clienti che si fermavano, mi guardavano, vedevano che ero bambina e nonostante le insistenze dell'amica di mio marito andavano via, dicendo che in Italia si va in galera per questo. Poi è arrivato il primo che ha accettato. Così è iniziato il mio calvario. Dopo una settimana mi hanno lasciata da sola in strada. Lui mi accompagnava, mi lasciava, continuava a girare sempre attorno, poi mi riaccompagnava a casa e mi chiedeva i soldi, che erano, di solito, circa un milione di lire. Poi cominciò a pretendere sempre più soldi e se si accorgeva che un cliente veniva da me per più di due o tre volte, mi picchiava. è successo anche che mi ha spezzato un dito e sono andata in ospedale. Non potevo chiedere aiuto alla mia famiglia perché lui mi minacciava, ho tentato di scappare ma lui mi ha ripreso e dopo è stato peggio. Sembra assurdo dire una cosa del genere, ma il mio arresto è stato anche l'inizio della liberazione da questo inferno!>>

Ed è proprio la “liberazione” di queste nuove schiave ciò che appare un obiettivo imprescindibile per tutta la società civile. Della prostituzione, quasi poetica, cantata in alcune canzoni o raccontata nei romanzi, oggi, non vi è traccia. Come mostrano i dati e, come confermano le storie, vendere il proprio corpo non è quasi mai una scelta, e dietro a questo fenomeno c’è una realtà tristissima di sfruttamento e di violenze, ma anche un colossale business per criminali senza scrupoli, ed anche tanta umanità. Forse dovrebbero tenerlo a mente i dieci milioni di italiani che, essendo “clienti”, alimentano questo traffico. Forse potremmo tenerlo a mente tutti noi.